I romani definivano la capitanata granaio d’Italia e la storica vocazione di questa zona della Puglia è rimasta pressoché inalterata nonostante i livelli di produzione non siano più quelli d’un tempo. Si poneva dunque il problema della conservazione dei cereali. Quando ancora non c’erano i moderni silos metallici il grano si custodiva in fosse scavate nel terreno.
A Cerignola ce n’erano oltre mille nel cosiddetto “Piano delle Fosse”, oggi patrimonio dell’Unesco. Ognuna di esse era contrassegnata da un piccolo cippo in pietra che ne indicava la proprietà. Tre fratelli Leonardo, Nicola e Vincenzo Amoruso nel 1958 impegnano tutte le loro energie fisiche ed economiche per la realizzazione di un piccolo mulino non lontano da quella piana in cui la famiglia custodiva il grano tenero. Comincia così la storia del Molino Amoruso che in cinquant’anni è passata dalla macinazione per uso famigliare alle 300 tonnellate al giorno per la commercializzazione. Questa evoluzione ce la racconta il dott. Sabino Matera.
Come si è passati alla produzione industriale?
“Il vero salto di qualità la Molini Amoruso lo compie quando nel 1967 realizza un nuovo impianto in una zona più periferica di Cerignola. Da allora l’azienda ha intrapreso un viaggio destinato alla ricerca della qualità attraverso la selezione delle materie prime ed il continuo miglioramento delle fasi di lavorazione. La grande vocazione famigliare si conferma nel 1979 quando ai tre fratelli si sono affiancati e successivamente sostituiti egregiamente i rispettivi figli: Alessandro, Leonardo, Vincenzo e Vincenzo che si impegnano per incrementare a ritmo costante la capacità produttiva.
Infatti nel 1992 alla prima linea di produzione ne viene aggiunta un’altra portando la capacità produttiva da 200 t.m./24h a 300 t.m./24h e trasformando così l’azienda in una realtà moderna e tecnologicamente avanzata tanto da essere punto di riferimento del settore molitorio nel meridione”.
C’è qualcosa che non è cambiato negli anni?
“Dalla creazione ad oggi l’obiettivo della famiglia Amoruso è stato uno solo: ricercare, aggiornarsi ed innovarsi per proporre prodotti apprezzati e qualitativamente validi”.
Come mai da una zona di raccolta di grano duro, vi siete concentrati sulla macinazione del grano tenero?
“Consideri che trent’anni fa il consumo maggiore era quello di farina, pane e pasta si preparavano in casa. Oggi che le cose sono cambiate siamo costretti a importare la gran parte della materia prima, ma carezzando quella vocazione famigliare siamo orgogliosi di quello che facciamo ed anche consapevoli della responsabilità che abbiamo fornendo l’ingrediente più importante per tutte le preparazioni destinate dalla panificazione alla pasticceria, dalla pizzeria all’industria alimentare, dalla grande distribuzione all’industria zootecnica”.
Quali sono le aree di maggiore penetrazione dei vostri prodotti?
“Sicuramente il meridione. Oltre il centro è difficile andare, la concorrenza diventa notevole e noi dobbiamo sommare i costi di trasporto a quelli della lavorazione. La farina è un prodotto povero, che si esporta poco. Tuttavia la qualità del nostro prodotto è premiata anche dalla scelta di
molte insegne alle quali confezioniamo il prodotto a marchio”.
Come garantite questa qualità?
“All’interno della Molini Amoruso opera un laboratorio di controllo qualità in grado di effettuare prove e controlli non solo sul prodotto finito ma anche sulle fasi intermedie di lavorazione; l’azienda si avvale inoltre anche di consulenti esterni per le più importanti certificazioni”.
Che rapporti ci sono con la Migro?
“Un rapporto cominciato anni fa, quando ancora la vostra rete distributiva non era così vasta. Devo dire sinceramente che la vostra capacità di espansione mi ha sorpreso ma oggi posso con piacere affermare che con voi il nostro prodotto arriva fino a Frosinone e Livorno, quindi ben oltre i nostri normali confini”.
Quali sono i vostri obiettivi futuri?
“Nel giro di un paio d’anni ci trasferiremo nella nuova zona industriale. Questo ci permetterà di ricominciare ex novo con strutture, con maggiore informatizzazione, tanto che stiamo valutando la possibilità di affiancare alla tradizionale linea di produzione del tenero, la macinazione del grano duro che a livello regionale ha più successo. Questi interventi ci permetteranno di ottimizzare anche la linea distributiva e la canalizzazione del prodotto sul mercato”.